
ore 17:30, sala Poli del Centro Studi Sereno Regis
Apertura Festival, Enzo Ferrara, Presidente Centro Studi Sereno Regis.
Come le parole usate possono nascondere la realtà e creare narrazioni che legittimano violenze e guerra: dialogo tra gli autori sui libri:
È vero che antisionismo e antisemitismo sono sinonimi? È vero che chi critica la politica israeliana lo fa per odio nei confronti degli ebrei?
Da decenni la propaganda israeliana e i sostenitori del sionismo utilizzano questi argomenti per mettere a tacere i difensori dei diritti umani e il movimento di solidarietà con il popolo palestinese. Lo scopo è quello di attaccare gli oppositori obbligandoli a difendersi da un’accusa infamante e nel contempo sviare l’attenzione da quanto avviene concretamente in Palestina. Dal 7 ottobre in poi, gli attacchi non hanno risparmiato le maggiori istituzioni e ong per i diritti umani e neppure personalità e organizzazioni ebraiche che denunciano le politiche israeliane.
Amedeo Rossi analizza dunque, tra le altre, le tesi di quei giornalisti e accademici che considerano l’antisionismo una forma di antisemitismo, ne critica le asserzioni a partire da due concetti centrali nella loro narrazione: Israele come “ebreo collettivo” e l’esistenza di un “nuovo antisemitismo” attribuibile alla sinistra.
Il 7 ottobre 2023 segna l’inizio del nostro nuovo presente. Quel giorno, un orrendo massacro sconvolge Israele; da quel giorno, la vendetta israeliana fa strage di palestinesi. I mesi passano, ma il prezzo del sangue sembra inestinguibile: travolge case, scuole, ospedali e la vita di troppi civili innocenti. Ma mentre l’opinione pubblica è sempre più atterrita, i grandi organi d’informazione mostrano grande reticenza. Si può essere spettatori al tempo dei massacri? Si può parteggiare per chi dice di difendersi, quando la difesa diventa sterminio?
Raffaele Oriani, giornalista professionista e storico collaboratore del Venerdì di Repubblica, ha scelto di chiamarsi fuori dal suo mondo per non partecipare alla “scorta mediatica” che accompagna l’apocalisse di Gaza. La sua scelta radicale, e la lettera con cui la ha motivata, hanno avuto un’enorme risonanza sui social: oltre un milione di visualizzazioni, migliaia di commenti, la sensazione diffusa che un giornalista abbia rotto il muro dell’omertà e si sia sintonizzato con il sentire comune.
Ora Oriani racconta la sua esperienza, e mette nero su bianco le tappe di un appuntamento mancato: la libera stampa era chiamata a indagare e denunciare i massacri di civili. Non l’ha fatto. Perché si è scelto di stare a guardare? E quali sono i vuoti informativi che hanno favorito lo sterminio? Mai come in questi mesi i giornalisti avrebbero potuto fare la differenza, eppure hanno scelto manzonianamente di “troncare e sopire”. Ma è anche così che nascono i genocidi.
Coordina: Angela Dogliotti, Centro Studi Sereno Regis.
Al termine, apericena.
Ore 20:45, sala Poli del Centro Studi Sereno Regis
Spettacolo teatrale a cura di Interezza. Accesso gratuito con prenotazione